Un tempo, il sangue mestruale era considerato la sostanza più sacra sulla Terra e oggi anche la scienza sta riscoprendone i poteri curativi.
Nei tempi antichi, uno dei rituali più importanti era la preparazione di una bevanda dell’immortalità, prodotta con il sangue mestruale che, essendo ricco di cellule staminali, può attivare la capacità delle nostre cellule di rigenerarsi e del sistema endocrino di riequilibrarsi. Ad un livello spirituale, questo stimola l’apertura alla frequenza dell’Amore.
Questo rituale fu però ad un certo punto considerato un’eresia e fu bandito.
La potenza di rinnovamento, di rinascita e di risurrezione che era prima associata all’Utero e al Sangue Mestruale della Divina Madre è stata poi trasferita alla storia di Gesù e al rituale dell’Eucarestia: hic est sanguis meus (questo è il calice del mio sangue), dove il sangue di Gesù viene assunto per conseguire il potere della rinascita.
Nella maggior parte dei miti e delle religioni antiche, in ogni parte del mondo, il potere della rinascita è sempre stato associato all’utero femminile, incarnato dalle sacerdotesse in molte culture. Mai era stato detenuto da un uomo.
A tutti gli effetti, il Sacro Graal nella sua essenza è l’Utero.
Le donne nate migliaia di anni fa, prima che le nostre capacità genetiche si estinguessero, detenevano questo potere naturalmente, come diritto di nascita, e lo condividevano con la loro tribù di appartenenza, attraverso dei rituali di rinnovamento. E’ da allora che, nonostante si sia perso il diritto di nascita, le Sacerdotesse hanno continuato a praticare molti metodi per guarire, ripulire e aprire l’Utero, così da incorporare la frequenza dell’Amore, al fine di permettere alle cellule staminali del mestruo di attivare stati di consapevolezza superiore e proprietà di guarigione molto potenti.
Questa conoscenza è andata perduta negli ultimi secoli, si è frammentata e spesso è stata deliberatamente distrutta.
Eppure, ancora oggi ci sono dei ricercatori che esplorano le cellule staminali contenute nel sangue mestruale e gli studi hanno confermato le loro miracolose proprietà. Molti di questi lavori vengono condotti in segreto, in Cina, Russia, India e diversi altri paesi, da numerosi scienziati (maschi) che analizzano il potere del sangue mestruale di favorire elevati stati di salute fisica e spirituale.
Tutto questo mentre la maggior parte delle donne dà ancora potere alle ideologie patriarcali, assumendo farmaci che interrompono il ciclo mestruale, usa tamponi sbiancati con sostanze chimiche cancerogene e vede le mestruazioni come una maledizione e se ne vergognano.
E’ arrivato il momento di reclamare il potere del Femminino, onorando le proprietà sacre e rigenerative di ciò che fluisce dal grembo delle donne.
Sono molte le tracce che testimoniano come il mestruo fosse considerato sacro prima che si imponesse il patriarcato.
I Maori sostenevano in modo esplicito che le anime umane fossero costituite da sangue mestruale che, trattenuto nell’utero, assumevano le sembianze umane, dando forma ad un bambino.
Secondo una teoria Hindu, quando la Grande Madre crea, le sue sostanze si addensano e formano un grumo. E’ così che avrebbe dato luce al cosmo e ogni donna, su scala più piccola, impiega lo stesso metodo.
Gli Indios del Sud America pensavano che il genere umano fosse costituito da sangue lunare, sin dai primordi.
Nell’antica Mesopotamia, si credeva che la Grande Dea Ninhursag avesse generato l’umanità dall’argilla infusa con il suo sangue della vita. Adamo, nome che deriva dal femminile adamah, significa argilla sanguinosa. La storia biblica che coinvolge Adamo origina da un più antico mito della creazione, maggiormente orientato al femminile, che illustrava la creazione dell’uomo dall’argilla a dal sangue lunare.
Nella storia della Creazione del Corano, si dice che Allah abbia creato l’uomo da un flusso di sangue; nell’Arabia pre-islamica, Allah era la Dea della Creazione Al-Lat.
I faraoni egizi acquisivano la divinità ingerendo il sangue di Iside, una sostanza simile all’ambrosia, detta sa. Il geroglifico corrispondente a questo termine era lo stesso della vulva, un anello simile a quello che si vede sull’Ankh, la croce della vita. Dipinto di rosso, questo anello rappresentava i genitali femminili e la Porta del Paradiso.
Queste e altre testimonianze dimostrano convinzioni analoghe diffuse in Persia, tra i Celti, nelle culture Taoiste e nell’antica Grecia e si possono leggere integralmente sulla meravigliosa opera di Barbara G. Walker Women’s Encyclopaedia of Myths and Secret.
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Articolo di generazionebio.com
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