Nel corso di un’esistenza sono tante le persone con cui il nostro percorso si incrocia, a partire dai genitori e i parenti, fino ad arrivare agli amici e ai compagni di vita.
Secondo gli insegnamenti karmici, per ogni incarnazione le anime che incontriamo sono sempre le stesse, ma ogni volta a cambiare sono l’aspetto e il ruolo. L’anima attraversa questo ciclo di incarnazione fisica perché ha qualche tipo di debito o di obbligo e, grazie all’interazione con gli altri, ha l’opportunità di evolvere e liberarsi, un giorno, dai legami del karma.
Il karma può considerarsi come il risultato degli atti compiuti. La legge è la medesima per tutti e lo scopo è risolvere tutti i “residui”. E’ qualcosa di inconscio, naturalmente, che però è registrato in quella che molti definiscono l’Akasha, ovvero la memoria dell’Universo.
Attraverso i sentimenti e le emozioni che altri provocano in noi, possiamo imparare una lezione. Quando una persona si allontana dalla nostra vita è perché ha espletato al suo compito.
Spesso è un sollievo quando qualcuno se ne va perché la sua presenza ci provocava sentimenti spiacevoli. Questa emozione non andrebbe ignorata, perché la sua origine è dentro di noi. Nel profondo del nostro essere ci sono gli strascichi delle esperienze negative soppressi e uno stato emotivo di paura e dolore, che spesso tornano in superficie grazie a degli input esterni.
Chiunque incontriamo nella nostra vita ha il ruolo di un insegnante ed è utile ai fini di liberare tutto il veleno che stiamo trattenendo.
Sappiamo bene come il primo contatto con una persona avvenga a livello visivo, ma spesso l’attrazione deriva da un livello molto più profondo, laddove sono archiviate le registrazioni karmiche. E’ come se la nostra e quella dell’altra persona si riconoscessero, mettendo quindi le nasi per una connessione o una relazione.
In una relazione, non si cresce solo mostrando il meglio di noi stessi, ma anche attraverso i conflitti. I momenti di conflitto sono preziosi, perché ci permettono di interrogarci su chi siamo veramente. Se proviamo un moto di gelosia, dovremmo chiederci il perché e da dove questa nasce. E’ un sentimento che non andrebbe ignorato. Se traspare, significa che è necessario lavorarci, così da regolare un lato dissonante in noi, che ci rende deboli. Può anche derivare dall’infanzia, questo sentimento, dal rifiuto da parte di qualcuno in un momento cruciale della nostra crescita, che ci rende calamite per lo stesso genere di emozioni.
Si tratta di un frammento di noi che vaga e che ha necessità di essere correttamente integrato. Ognuno di questi frammenti rappresenta un punto debole. La nostra personalità polarizza una particolare esperienza di vita caratterizzata da paura, dolore, odio e gelosia e la ripropone continuamente, finché non l’abbiamo integrata.
Se a suscitare gelosia è il nostro partner, il realtà questa persona sta solo recitando un ruolo utile alla nostra evoluzione. Purtroppo non lo comprendiamo e abbiamo la tendenza a vedere questa persona come qualcuno che sta facendo di tutto per ferirci. Spesso si tratta di una connessione karmica e la relazione attuale nasce probabilmente da una situazione analoga vissuta in un’altra vita, magari a ruoli invertiti.
Lo scopo del karma non ha niente a che vedere con la sofferenza. Il nostro partner è noi e noi siamo il nostro partner. Siamo tutti parte di un disegno più ampio, le gocce in un oceano che ci deve portare all’evoluzione. Finché ogni piccolo frammento non sarà al suo posto e una relazione non raggiungerà il livello dell’amore incondizionato, le persone continueranno il ciclo di incarnazioni ricoprendo diverse vite e ruoli differenti.
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Articolo di generazionebio.com
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Foto di beate bachmann da Pixabay
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