Una delle migliori conquiste della vita è riuscire a scrollarsi di dosso l’apatia. Non dormire più. Il che non significa non riposare la notte, anzi. Significa non dormire più a occhi aperti, che è invece, purtroppo, una delle attività più gettonate di questi tempi.
Cosa significa dormire a occhi aperti? Significa sopravvivere senza rendersi conto di ciò che ci accade intorno. Significa accettare le spiegazioni che arrivano dall’alto, dai media, dal modello culturale in cui siamo cresciuti, dai nostri genitori. Significa essere passivi. Accettare, lamentarsi magari (è lo sport preferito di molti) senza muovere un dito. E’ indiscutibile il vantaggio che comporta passare alla modalità ATTIVA. Che non significa affatto scendere in piazza a fare la rivoluzione. C’è un’arma ben più potente che ci permette di fare un passo in avanti, e poi un altro e un altro ancora, in un costante progresso che si traduce in crescita. La consapevolezza.
Dovremmo tutti farla diventare la nostra compagna di giochi. Sì, di giochi, perché con la consapevolezza ogni giorno qualsiasi scoperta si traduce in un meraviglioso momento ludico. La consapevolezza si acquisisce in molti modi. Si può cominciare a leggere, per esempio. I libri possono essere una scoperta e un modo per migliorare e per sapere qualcosa in più. Ma spesso i mille impegni portano a chiudere i libri, perché non si ha tempo. O a scegliere titoli leggeri, banali, che non fanno davvero breccia, riaccendendo la consapevolezza. Si vive giorno dopo giorno, senza uno scopo diverso dall’arrivare a sera, andare a dormire e il giorno dopo ripartire all’alba con la medesima routine, senza più un briciolo di curiosità, di entusiasmo, di desiderio di crescere. Del resto, di questi tempi, avere tre lavori per portare a casa quel misero stipendio che ti permette di pagare le bollette, la spesa e qualche piccolo svago è un privilegio, no? Quante volte abbiamo sentito frasi del genere? Probabilmente qualcuno l’ha addirittura pronunciata in prima persona!
Perché è questo che ci è stato insegnato. Questa è una convinzione, tramandata e ormai radicata. Si vive per lavorare. Lavorare sodo. Senza sosta. Perché il lavoro nobilita l’uomo, ci hanno insegnato. Fermi tutti! Stop un momento! Tutto ciò non è un’aberrazione? Che vita è vivere per lavorare? Una non-vita. Una mera sopravvivenza senza scopo. E noi ci siamo intrappolati dentro in pieno. Perché così deve essere. Così ci hanno insegnato. Tutto ciò non è limitante? Non ci rende uomini in catene, intrappolati in un labirinto senza via d’uscita?
Davvero possiamo accontentarci di tutto questo? Smettendo di scoprire, esplorare, scrutare, capire, crescere, imparare, migliorare, progredire. La parabola che descrive la nostra vita deve essere in crescendo, non può corrispondere a una linea piatta. Quest’ultima ricorda un encefalogramma piatto, un elettrocardiogramma piatto. Normalmente queste due ultime figure corrispondono a una parola: morte.
Dovremmo essere in grado di liberarci da molte convinzioni e convenzioni tramandate nei secoli solo con lo scopo di renderci schiavi di un piccolo spicchio di popolazione, che ha fatto sì che noi diventassimo vittime di noi stessi e delle credenze radicate nel nostro sub-conscio.
Torniamo a essere individui, non macchine al servizio del vuoto nulla. Torniamo a far battere il nostro cuore, a far pulsare il sangue nelle vene, torniamo a vedere con i nostri occhi e a sentire con le nostre orecchie, torniamo a ragionare, a riflettere, ad analizzare. Siamo esseri magnifici in grado di rendere tutto ciò che ci circonda un mondo migliore. Apriamo gli occhi e aiutiamo anche le persone che ci sono vicine ad aprirli.
E’ rimasta l’unica via percorribile. Prendiamoci per mano e iniziamo questo percorso insieme. Oggi, adesso, subito! Perché aspettare domani significa sprecare altro tempo!
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Articolo di Monica Vadi per generazionebio.com
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